Rinascita Scott, ricusate 2 giudici del Collegio
Gli avvocati Nunzio Raimondi e Piero Chiodo, difensori dell’avvocato Francesco Stilo, imputato nel processo Rinascita-Scott in corso dinanzi al Tribunale Ordinario di Vibo Valentia, hanno proposto un’autonoma dichiarazione di ricusazione nei confronti di due dei tre giudici del Collegio togato che sta trattando il processo nell’aula bunker di Lamezia Terme. In particolare, in una nota, i due legali sostengono che “la dott.ssa Brigida Carvasino (Presidente del Collegio) e la dott.ssa Gilda Danila Romano (Giudice), hanno già valutato alcuni fatti e fonti di prova inerenti al processo Rinascita Scott ed implicanti la responsabilità dell’imputato Francesco Stilo, nell’ambito del processo nei confronti di originari coimputati concorrenti del processo denominato “Nemea” del quale sono state depositate, in data 5 marzo scorso,le motivazioni”.
Prendendo spunto da queste motivazioni, Chiodo e Raimondi hanno proceduto ad una minuziosa ricostruzione dei fatti dei due processi, “dimostrando – affermano – mediante numerosi e specifici documenti, le pregresse valutazioni compiute dalle due giudici, già componenti del Tribunale che ha emesso la sentenza nel processo denominato “Nemea” di cui oggi, però, si conoscono le motivazioni; un processo – sostengono i Legali – che deriva, per separazione, dall’indagine Rinascita-Scott. Gli avvocati Raimondi e Chiodo, richiamando la giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia di incompatibilità dei giudici, invocano una lettura dell’art. 34 del codice di procedura penale “conforme agli strumenti normativi sovranazionali”, appellandosi alla giurisprudenza,sul punto,della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In sostanza, spiegano, “si vuole evitare che giudici che hanno già deliberato in precedenza in ordine all’attendibilità di collaboratori di giustizia sui medesimi fatti per i quali dovrà essere giudicato l’avvocato Stilo, possano rimanere condizionati dalle loro precedenti valutazioni. Si tratta, ha dichiarato l’avvocato Raimondi, difensore di Stilo e professore a contratto di Genesi e Dinamiche delle Organizzazioni Criminali all’UMG, di “una forma di tutela della giurisdizione in relazione al diritto fondamentale dell’individuo di essere giudicato da un magistrato effettivamente terzo e libero da quella che Carnelutti,già nel 1946, definiva la forza della prevenzione”. Ora sarà la Corte di Appello di Catanzaro a doversi pronunziare su questa nuova dichiarazione di ricusazione.